Amy Winehouse è morta

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    Che cosa rimane di un’artista dopo che muore? Di Amy Winehouse un buon album (Back to black) e il rimpianto per un immenso talento che aveva appena cominciato a sfruttare. La notizia della morte della cantante inglese a soli 27 anni nella sua casa di Londra a causa di un cocktail di alcol e farmaci è arrivata oggi improvvisa ma in qualche modo non inattesa.

    “You love blow and I love puff”, a te piace la coca a me il fumo, cantava in Back to black. La carriera artistica di Amy è stata una sorta di autodenuncia, di richiesta di aiuto perché fosse strappata dalle droghe, dall’alcol, dalla solitudine, da se stessa. “Hanno tentato di portarmi a fare terapia di disintossicazione ma io ho detto no, no, no”, ripeteva in Rehab. Dietro le parole della canzone la vita reale fatta di depressione e disordini alimentari che l’hanno portata a perdere peso a vista d’occhio.

    E gli eccessi. Le apparizioni pubbliche in cui è evidentemente ubriaca o in stato confusionale. Le risse con il marito. Le aggressioni e le accuse di disturbo della quiete pubblica. Le frequenti entrate e uscite dalle cliniche. Il tutto documentato da immagini impietose che la ritraggono pesantemente segnata nel fisico. Ed ecco che Amy da raffinata interprete soul e R&B diventa bersaglio della satira. In un videogame, ideato per pubblicizzare un film, la cantante, rappresentata come un’ubriacona che continua a inveire, deve fuggire dal centro di riabilitazione e trovare suo marito aiutandosi con crack e alcol. Amy diventa una caricatura di se stessa. Non sembra neanche la stessa persona che ha vinto il prestigioso premio Ivor Novello 2008 nella categoria miglior canzone per Love Is a Losing Game.

    Appena è stata data la notizia della morte di Amy Winehouse stampa e tv hanno concentrato la loro attenzione sul fatto che la cantante sia morta a 27 anni. Come Kurt Cobain, come Jim Morrison, come Janis Joplin. Morire a 27 anni da artista, assurgere all’Olimpo dei cantanti dannati. Quasi una patente di immortalità. Ma la realtà è diversa. La vita reale è ben più dura della sua rappresentazione oleografica ad uso e consumo dei fan. La droga, l’alcol, la depressione hanno divorato la loro arte e la loro anima.

    Il 18 giugno scorso, Amy Winehouse aveva dato un concerto a Belgrado che avrebbe dovuto segnare il suo grande ritorno sulle scene. Circa 20 mila persone erano giunte da tutta la Serbia armate di telefono e macchine fotografiche digitali, per immortalare quello che dopo l’ultima cura di disintossicazione, doveva essere il primo appuntamento di un tour europeo annunciato come trionfale. Un triste spettacolo, in realtà.

    Il live venne bollato dalla stampa specializzata come il peggiore concerto della storia. Amy Winehouse appariva sulla scena barcollante, incapace di cantare o articolare parole con le spalle girate al pubblico e completamente sola davanti ai piedi del microfono.

    Un calvario terminato con i fischi, dunque, sebbene i suoi produttori avessero deciso di annullare le successive date della tournée. Qualche ora più tardi, lontano da Belgrado, alcuni frammenti dello show giravano su You Tube come fossero delle vere e proprie video-gag. Ciascuno trovava il tempo per lasciare il suo piccolo commento prendendosi gioco dell’affascinante spettacolo autodistruttivo della cantante.

    Durante la sua corta carriera, Winehouse è stata sempre sottoposta al giudizio del pubblico. Le sue vicende e i suoi modi di fare sono stati sempre commentati e derisi al punto tale che l’artista non riusciva più a venirne fuori. L’incapacità della cantante di lanciare nuove opere dopo Back to Black aveva contribuito a farla diventare un fenomeno da baraccone, una fricchettona per tutti i tabloid e per la gente che amava leggere delle sue controverse vicende. Alla star non è stato risparmiato nulla e anche la sua morte non è certo scappata a questa regola.

    Su Twitter, dove la notizia è apparsa per prima attraverso i giornalisti del Sunday Mirror, le reazioni di cattivo gusto hanno letteralmente inondato il canale. Postare dei commenti infelici o fare dei giochi di parole sulla morte di un’artista e ormai diventato tradizione in rete, dove il freddo cinismo è spesso legato ad una mancanza di originalità veramente disarmante.

    Tuttavia sono numerosi quelli che, dopo aver scritto un piccolo commento al vetriolo, non hanno potuto far meno di constatare che dopo Brian Jones, Jim Morrison, Jimi Hendrix, Janis Joplin e Kurt Cobain, Amy Winehouse aggiunge il suo nome al “Club dei 27” che riunisce i geni del rock morti a 27 anni. La star ora è diventata un mito e non c’è modo migliore di rendere omaggio alla defunta come ereditiera di una prestigiosa “rosa di artisti”.

    Vorremmo infine ricordare un video del 2008. Il filmato, assai lontano da essere patetico, ci fa vedere l'artista in uno studio di registrazione buio, intenta a cantare il brano Love is a Losing Game, accompagnata solamente da un piano e da qualche lacrima. A conclusione del pezzo la star chiede timidamente “Andava bene?”. Ecco, questo e tutto ciò che vogliamo ricordare.


    Il 23 luglio, è morta Amy Winehouse, dopo un lungo duetto con la morte.
     
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